Percorsi per Crescere

Il metodo Montessori

Scegliere una scuola Montessori

Scegliere una scuola Montessori per un bambino o una bambina è una scelta importante, che inciderà profondamente nello suo sviluppo e nel suo approccio al mondo

La differenza con il metodo educativo comunemente applicato nelle scuole statali non deve generare fraintendimenti o sfiducia: il metodo Montessori è un’eccellenza educativa riconosciuta in tutto il mondo; paradossalmente, meno conosciuto e diffuso proprio nel paese della donna che l’ha messo a punto. 

Negli ultimi anni, la narrazione pubblica ha associato ad alcune figure note come Larry Page e Sergey Brin (Google), Will Wright (Sim City) e Jimmy Wales (Wikipedia) una formazione a metodo Montessori, ripresentando in Italia la figura di Maria Montessori, spesso relegata ai margini del panorama educativo.

Il bambino al centro

Il modello scolastico italiano attuale è nato oltre trecento anni fa. Nonostante vari ammodernamenti, la formula è rimasta pressoché immutata e prevede che l’adulto sia il protagonista attivo, che insegna parlando ad alunni fermi e silenziosi, in ascolto passivo, che memorizzano e ripetono

Un sistema volto a rispondere a uno o diversi standard, che genera automaticamente competizione tra gli studenti e che viene misurato tramite il voto.

All’inizio del Novecento si avviò in Europa un vasto movimento “delle scuole nuove” che aspirava a modificare questo modello di scuola aggressivo e giudicante in un luogo dove rendere attivi i bambini e lavorare sulla loro capacità di autocorrezione. 

All’interno di questa corrente di pensiero la proposta di Maria Montessori fu, fin dal 1907, una delle più avanzate. Affermava che:

“Ogni bambina o bambino è un essere unico, uguale a nessun altro”
“Ogni bambina o bambino ha una propria ricchezza interna, tutta da scoprire”
“Nessuno di loro è un vaso vuoto da riempire e nemmeno un legno storto da raddrizzare”

Secondo Maria Montessori, ogni individuo in crescita è, fin dal primo anno di vita, in grado di scegliere ciò che gli corrisponde per le sue esplorazioni e tende alla propria indipendenza (e successiva autonomia). 

Nella sua “lunga infanzia” l’essere umano attraversa fasi alterne molto differenti tra loro, un po’ come quelle che si osservano in natura del bruco che si trasforma in farfalla o del girino che diventa una rana.

La fiducia nell’interesse spontaneo del bambino, nel suo impulso naturale ad agire e conoscere è un presupposto indispensabile per una scuola Montessori. 

Con questo metodo bambini o ragazzi hanno piena libertà di scelta, di azione, tempo, postura e costruiscono la struttura sociale del proprio gruppo su due regole principali:

Per favorire l’interscambio di competenze e la contaminazione di interessi, i gruppi di lavoro hanno una struttura molto diversa dalla scuola tradizionale. Ad esempio nella scuola primaria, pur mantenendo una divisione in classi dalla prima alla quinta, i bambini imparano a lavorare con compagni di età diverse.

Parliamo spesso di primo ciclo (classi prima e seconda) e secondo ciclo (terza, quarta e quinta) come gruppi eterogenei dove viene favorito lo scambio, l’aiuto, l’auto apprendimento e l’auto correzione, sempre sotto la supervisione di docenti qualificati che propongono, indirizzano e stimolano l’apprendimento.

Allo stesso modo le nostre aule non sono assegnate per età anagrafica ma per materia, così da permettere ai bambini e alle bambine il libero spostamento tra le aree e la libera scelta delle attività da approfondire.

Per chi non conosce il metodo questa può apparire una proposta confusa, poco indirizzata, non guidata. In realtà è del tutto l’opposto: i nostri studenti hanno presentate con chiarezza le attività tra cui scegliere e gli obiettivi che possono raggiungere

Ogni bambino è unico

Vedere ogni bambino come è e non come vorremmo che fosse: è questo uno dei princìpi cardine del metodo Montessori, che educa al senso di responsabilità e al rispetto verso le persone e le cose. È fondamentale la fiducia verso il bambino, così come il fatto di accettarlo per quello che sa fare e per come entra in relazione con gli altri, concedendogli tutto il tempo di cui hai bisogno per esprimere i suoi progressi.

Con lo spostamento del focus dagli obiettivi al bambino, l’approccio educativo risulta stravolto rispetto a quello tradizionale, disorientando spesso adulti e familiari. Per esperienza, sappiamo che nessun apprendimento è possibile senza un clima positivo e incoraggiante e se nella vita quotidiana manca la possibilità di scegliere come agire.

È essenziale che il bambino possa “fare” con piacere e con successo e per riuscirci occorrono oggetti veri e strumenti adatti appositamente studiati e cercati. Per esempio, i piccoli useranno una piccola brocca di vetro per versare acqua senza bagnare, pennelli diversi adatti per dipingere o per incollare, posate di dimensioni ridotte e così via.

La pressione viene quindi ribaltata sugli adulti: a loro chiediamo autocritica, autocontrollo, autodisciplina. Un grosso lavoro su di sé per liberarsi dei condizionamenti ricevuti dal vecchio modello educativo, comune a noi tutti educatori, un impegno tutt’altro che facile. Per questo i maestri Montessori seguono corsi di formazione e di aggiornamento e poi continuano attraverso il lavoro di gruppo sul campo con i colleghi, affinando la modalità di osservazione dei singoli allievi e di conduzione dei gruppi.

 
 

Guardare oltre voti e giudizi

Il metodo Montessori elimina voti e giudizi, ricatti e punizioni. Ma allora, come si valuta il percorso di ogni bambino? Ci si basa su un’osservazione continua con relative annotazioni del percorso di ogni bambino o bambina. Si dà valore ai risultati in fatto di ordine, indipendenza e concentrazione, che emergono gradualmente come frutto spontaneo in una collettività pacifica, diventata comunità.

L’aiuto spontaneo, l’apprezzamento del lavoro di un compagno, l’adesione alle richieste ragionevoli di un adulto, la capacità di opporsi a ordini ingiusti, di progettare e di realizzare insieme ad altri, l’aumento della concentrazione e della persistenza degli interessi sono tutti segnali positivi di uno stato crescente di quella che Maria Montessori chiamava “normalizzazione”, cioè la progressiva liberazione da paure, da eventuali difficoltà nella relazione con gli altri.

È in questo stato che si manifesta la vera socializzazione o, meglio, la “società per coesione” in cui i conflitti si affrontano e si discutono e il progetto “educazione e pace” è sempre più realizzabile. Ed è in questo stato che si apprende meglio. Se mancano queste condizioni si verificano dei blocchi, che si manifestano in difficoltà di memorizzazione, errori ortografici persistenti, incapacità di concludere un determinato lavoro di calcolo o di scrittura.

Le difficoltà e gli errori che i bambini manifestano a scuola non di rado sono ascrivibili a “buchi” precedenti nello sviluppo. E a quel punto è difficile riparare in ritardo, con attività ormai poco interessanti che rendono il bambino passivo, aspetti formativi a cui non è arrivato, non per sua responsabilità. Per questo il lavoro preventivo e accurato comincia fin dalla Casa dei Bambini.